Prendiamoci Cura e i produttori: La Sorgente Biologica Osti

Situata nella Comunità di Valle dell’Altopiano della Paganella, ai margini del Parco Naturale Adamello Brenta, l’Azienda Agricola Biologica Osti Marco si avvale di un microclima particolare, dove i prodotti sono ottenuti rispettando la vocazionalità del terreno e la naturale predisposizione delle piante: mele, pere, noci, albicocche, prugne, ciliege, miele, succhi di mela e pera, aceto di mele, mele secche, composte di frutta senza zucchero.

Con un’esperienza ventennale nella coltivazione biologica, l’azienda ha messo in atto un programma di diversificazione produttiva, arricchendo di Biodiversità il coltivo, reintroducendo molte specie e varietà antiche, mantenendo in vita i vecchi “patriarchi” di mele e pere, la reintroduzione del noce e del castagno, la semina dei cereali minori dal farro al grano saraceno.

Marco Osti, oltre a essere un agricoltore biologico, è anche un rappresentante del Comitato per il Diritto alla Salute (di seguito CDS) nato nel 2007 in Val di Non Trentino-Alto Adige.

Il CDS è un’organizzazione di volontariato costituita da liberi cittadini, che non persegue fini di lucro e che opera per migliorare il rapporto tra le pratiche agricole intensive e la qualità della salute e della vita dei cittadini e dell’ambiente.

Il comitato è legato alla rete PAN (Pesticide Action Network Italia, sito: www.pan-italia.it) e al Coordinamento Nazionale Pesticidi No Grazie (CNPNG) che è un coordinamento nazionale di circa 20 comitati di cittadini che interessano circa 13 provincie e 8 regioni italiane che da anni studiano le problematiche relative alle esternalità dell’agricoltura intensiva focalizzando l’attenzione, in particolare, sui rischi connessi al massiccio uso di pesticidi in prossimità di aree residenziali dove vivono persone e soprattutto bambini.

Tra le numerose attività del comitato c’è anche l’informazione e la divulgazione dei dati scientifici e tecnici, attraverso serate informative sul territorio nazionale, con lo scopo di proporre una visione diversa dell’agricoltura intensiva in Italia e di creare una coscienza sui rischi dei pesticidi usati in agricoltura nelle aree residenziali.

Quasi tutti i cibi che mettiamo nel piatto contengono pesticidi, la percentuale è molto alta e raggiunge il 97,4%;  parola dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) che sottolinea però che i livelli di pesticidi presenti normalmente non superano i limiti di legge.

Secondo l’EFSA è improbabile che la presenza di residui dei pesticidi negli alimenti abbia un effetto a lungo termine sulla salute dei consumatori. Per quanto concerne l’esposizione a breve termine, il rischio per i cittadini europei esposti a livelli nocivi di residui attraverso la dieta è stato giudicato basso.

Dunque assumere cibi con residui di pesticidi non comporta rischi per la salute, nemmeno con un accumulo che potrebbe verificarsi a lungo termine?

Fino ad alcuni anni fa l’agricoltura veniva vista solo dal punto di vista dell’agricoltore come pura attività economica (settore primario), dagli anni ’80 si è iniziato a considerare anche il consumatore e l’ambiente e la tutela della loro salute, introducendo controlli sulla qualità dei prodotti agricoli. Dal gennaio 2014 è diventato obbligatorio l’adozione su tutto il territorio nazionale di protocolli per la lotta integrata (in base al D.Lgs 150/2012), ma si tratta di una pratica di conduzione agricola che non offre garanzie di tutela ambientale e della salute pubblica. Quello che al momento manca è il punto di vista di chi risiede in zone a forte vocazione agricola di tipo industriale (residente e turista) e della, a volte, difficile convivenza con le pratiche agricole.

Un riferimento emblematico è la produzione intensiva di mele e di frutta in genere che fa largo uso di pesticidi; la vicenda del comune di Malles in Val Venosta (http://www.ruralpini.it/pesticidi%2809.01.15%29-Val-di-Non-No-pesticidi.html) racconta la difficoltà di prendere decisioni per il rispetto della salute e dell’ambiente anche dopo la consultazione referendaria che ha visto la schiacciante volontà dei cittadini di vietare l’uso dei pesticidi e di sostanze tossiche.

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