Migliaia di persone hanno manifestato il 5 luglio in piazza Montecitorio per dire no alla ratifica del CETA, l’accordo di commerciale tra Unione Europea e Canada. Il sit in, organizzato da Coldiretti insieme alla campagna Stop TTIP Italia, Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch, ha visto la partecipazione di deputati e senatori di diversi schieramenti. Tutti critici verso un trattato che – denunciano le sigle organizzatrici della manifestazione – causerebbe danni sostanziali all’agricoltura italiana, alle produzioni di qualità, ridurrebbe i diritti del lavoro e aprirebbe all’importazione di sostanze chimiche vietate e combustibili inquinanti, minando conquiste sociali e standard ambientali. Il principio di precauzione potrebbe essere messo in secondo piano rispetto alle esigenze del commercio, con possibili ripercussioni sulla sicurezza alimentare e la salute dei cittadini. Preoccupazioni anche per i servizi pubblici, che il CETA non proteggerebbe a dovere, così come per il temuto tribunale speciale per gli investimenti, grazie al quale le grandi imprese estere potrebbero chiedere compensazioni virtualmente illimitate agli stati che approvassero regolamentazioni lesive dei loro investimenti.
“La fretta che governo e maggioranza stanno imprimendo al percorso di approvazione del CETA è immotivata – dichiara Monica di Sisto, portavoce della campagna Stop TTIP Italia – Il trattato contiene delle imprecisioni tecniche che ne stanno influenzando i tempi di implementazione. Per questo prima del 2018 né l’Italia né altri paesi europei potranno utilizzarlo per le loro esportazioni. Perché non prendersi questo tempo per riaprire una discussione seria in Europa sul commercio che davvero può portare benefici a produttori e consumatori? I potenziali impatti di un simile trattato, che apre le porte alle imprese statunitensi sebbene il TTIP sia stato congelato, vanno approfonditi e le stime di impatto calcolate seriamente. Per questo chiediamo con forza che si sospenda il processo di ratifica e si riapra una consultazione nazionale e a livello europeo che è mancata in questi anni per la scarsa trasparenza dei negoziati”.
La richiesta di fermare la ratifica dell’accordo UE-Canada, prevista per il 25-27 luglio, viene anche da numerose Regioni, che in questi giorni si sono schierate con delibere di dissenso nei confronti del CETA. Un fronte che si allarga in queste ore, con la richiesta alla politica di approfondire la questione in Parlamento prima di assumere “una decisione di ratifica che porterebbe ad un’indiscriminata liberalizzazione e deregolamentazione degli scambi con una vera e propria svendita del Made in Italy”.
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