Lei si chiama Greta Thunberg, è svedese, ha quindici anni, la sindrome di Asperger e salta la scuola tutti i venerdì mattina. Lo fa dallo scorso agosto, il mese più caldo della storia svedese, per protestare contro il cambiamento climatico. Ogni venerdì mattina, Greta si reca di fronte al Riksdag, il parlamento svedese, e rimane lì, con un cartello in mano: Skolstrejk för klimatet, sciopero scolastico per il clima. All’inizio era da sola, supportata solamente da genitori della borghesia culturale svedese – la madre è una cantante lirica, il papà un attore – che assecondavano Greta e il suo colpo di testa adolescenziale.
Poi la cosa si è fatta seria. Dopo le elezioni, Greta ha continuato la sua protesta sui social network, coniando lo slogan #fridayforfuture e lanciando la sua protesta su scala globale. Il risultato? Il primo ministro australiano Scott Morrison è dovuto intervenire ufficialmente perché la protesta era diventata virale, chiedendo agli studenti più impegno scolastico e meno attivismo. Lo stesso è successo, seppur in misura minore, in Germania, Olanda, Finlandia, più in generale nei Paesi in cui è maggiore la sensibilità delle persone sui cambiamenti climatici.
Greta ha partecipato alla Cop24, la ventiquattresima conferenza sul clima che si è tenuta a Katovice, in Polonia, ecco il suo illuminante e determinato discorso.